Le prodezze di Luna Rossa, Mascalzone Latino, +39, New Zeland, BMW Oracle tengono incollati al video milioni di italiani. L’effetto Coppa America si è già fatto sentire. Sono in aumento le prenotazioni di charter nautici, i neofiti si iscrivono ai corsi di vela e i broker mettono a disposizione barche di ogni genere, anche con equipaggio. Soprattutto si ha voglia di concedersi una vacanza fuori stagione. Da realizzare con barche d’epoca o modernissime, a vela e a motore, con itinerari lungo le coste italiane o le isole. Dove non occorre essere un navigatore esperto per godersi il mare e la vela.
Rotta verso la Sicilia
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Il vento profumato di zagare, baldanzoso e a raffiche, che scende lungo il Canale di Sicilia, è quasi un presagio. Di litorali frastagliati, falesie a picco, rocce scolpite. Si prende il largo da Castellammare del Golfo, borgo marinaro che ospita il porto con 500 posti barca, esposto ai venti di levante.
Una striscia di sabbia bianchissima separa la zona degli ormeggi dalla penisola dove sorge il Castello. Vale la pena di salire la scalinata che porta al centro storico, l’Al-Madarig arabo, e alla piazza su cui si affacciano la Chiesa Madre e i bei palazzi con balconi in ferro battuto. Lungo le 5 miglia di navigazione verso Scopello gli ormeggi si susseguono uno dopo l’altro: Cala Bianca, per esempio, con acque cristalline davanti alla spiaggia di Guidaloca, e Cala Rossa, punteggiata di scogli.
Risale al ’300 la tonnara di Scopello, una delle più antiche di Sicilia, dismessa come tante altre, le lunghe file di ancore, che un tempo assicuravano al fondo le reti, ammassate come cimeli. Davanti, si stagliano i celebri faraglioni coperti di palme nane e fichi d’India.
Un angolo incantevole scelto come location di alcune scene della fiction sul commissario Montalbano e del film Ocean’s Twelve. Ma anche un buon ridosso per gettar l’ancora e andare alla scoperta del delizioso borgo, una piazzetta linda e poche case, d’epoca medievale. E gustare i piatti del ristorante La Terrazza (tel. 0924.54.11.98), come gli spaghetti al pesto trapanese con mandorle e gamberi.
Dalla Riserva dello Zingaro a San Vito Lo Capo
In catamarano alla Riserva dello ZingaroIl vero spettacolo è a circa mezzo miglio, quando appaiono le falesie a strapiombo sulle acque blu cobalto, alte fino a 900 metri, della Riserva dello Zingaro, 3 miglia su cui si affacciano 1650 ettari di macchia mediterranea, pendii coperti di palme nane.
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Uno dei pochi tratti della costa siciliana dove non esistono palazzi, ville a schiera e strade litoranee, fermate dalle proteste di migliaia di siciliani che nel maggio dell’80 occuparono pacificamente questa zona.
Così la barca è l’unico modo per raggiungere calette da sogno, a meno di non arrancare per ore lungo i sentieri che scendono al mare. Ma si può dar fondo solo a 300 metri dalla costa, e sbarcare con il tender a Cala Capreria e Cala del Varo. L’acqua ha colori caraibici a Ficarella, sassolini bianchi, protetta da una foresta di palme.
I fondali regalano emozioni straordinarie: sulle pareti rocciose sommerse vivono spugne, anemoni e madrepore dalle tonalità vivaci, gorgonie che spiccano fra banchi di cernie, saraghi, dentici.
A 4 miglia verso ovest, chiude il golfo San Vito Lo Capo. Un pezzo d’Africa: case bianche e basse, le palme bordeggiano i viali diritti e paralleli che la attraversano in perpendicolare. Dove lo scirocco si infila caldo e prepotente, scendendo giù dal Monte Monaco.
A 4 miglia verso ovest, chiude il golfo San Vito Lo Capo. Un pezzo d’Africa: case bianche e basse, le palme bordeggiano i viali diritti e paralleli che la attraversano in perpendicolare. Dove lo scirocco si infila caldo e prepotente, scendendo giù dal Monte Monaco.
Il porto, rifugio di 500 barche, a ridosso del Capo e della punta del faro, è ritagliato nella spiaggia cittadina: una lunghissima lingua di sabbia dalle sfumature rosa punteggiata di frammenti di coralli di fronte al mare turchese. Un buon ridosso, ma non dal grecale.
C’è chi ancora si ricorda la performance ferragostana dell’Icarus II del ministro degli Esteri Massimo D’Alema, che sotto raffiche di vento a 30 nodi tentava di prendere il largo. In settembre la cittadina diventa la capitale del cous cous italiano, con un festival in piena regola. Tutto l’anno lo si assaggia al ristorante Tha’am (tel. 0923.97.28.36), stile moresco anche negli arredi.
A qualche centinaio di metri dalla costa, delfini accompagnano le barche in navigazione. Al tramonto si può gettar l’ancora a 5 miglia, nel Golfo di Makari, punteggiato di torri di avvistamento del Cinquecento. Sullo sfondo il Monte Cofano, davanti la spiaggia dorata che si accende di bagliori infuocati. Come un deserto.
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