giovedì 31 maggio 2007

Le locande sul fiume

Una volta ci andavano solo i pescatori della domenica. Adesso, invece, piace per il mix di quieta natura e bellezza che offre. Sono nati b&b belli, comodi e isolati, dove sembra di vivere come nell’Ottocento: passeggiate a cavallo e in bicicletta, gite in barca, una cucina gustosa. A pochi passi dalla città

Fiume. Più ancora del lago, il suo scorrere lento evoca pace, tranquillità. Quando lo si osserva fissamente, vi si scorge quasi una danza liquida, lenta ma inesorabile, senza fine. E smemorante. Il suono dell’acqua è silenzio per i malati di metropoli. Forse per questo mix di relax, natura e bellezza, nell’ultimo anno c’è stato il boom delle vacanze sul fiume. Dopo slow food, slow art, slow trip è il momento dello slow river: che sia il dolce far niente in una locanda fra i salici o una navigazione in house boat, la vacanza sull’acqua piace e riposa la mente.
I fiumi sono sempre stati luoghi d’elezione per lo spirito, hanno attirato i maestri dell’Impressionismo e i grandi scrittori, da Riccardo Bacchelli col suo Mulino del Po a Ernest Hemingway che si appostava nei casoni di caccia dei corsi d’acqua veneti. Eppure l’Italia con i suoi Arno, Tevere, Po è in ritardo nel turismo fluviale rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Inghilterra.
Solo da poco sono nate le prime locande di charme sul Mincio o sul Brenta e la cucina di fiume viene valorizzata qualche volta addirittura in ristoranti stellati dalla guida Michelin. Tutto ancora poco noto, ancorché incantevole.
Ecco pochi b&b di fascino, che nulla hanno da invidiare a più famose località marine o montane: eleganza e natura sono un tutt’uno.

Il Brenta
Sulla riviera del Brenta si affacciano le dimore palladiane più prestigiose. Da Villa Pisani, con il famoso labirinto, alla Malcontenta, a Villa Widman Foscarini Rezzonico, alla Barchessa di Valmarana, a Villa Foscarini Rossi. Soggiornando al relais Villa Franceschi di Mira Porte (una ventina di chilometri da Venezia), fra l’altro, ci si può far organizzare una visita ai capolavori palladiani. La villa, trasformata in hotel di charme, da tre generazioni è di proprietà della famiglia del Corso, che ha fatto della squisita accoglienza uno dei suoi punti di forza. Molte le attività, che ruotano intorno al tema del fiume. Dalle visite culturali guidate alle gite in bicicletta lungo gli argini, alle escursioni in barca con birdwatching nella riserva naturale del Wwf (e pranzo in uno dei famosi casoni di caccia citati anche da Hemingway), o nella laguna veneziana.
In barca sul BrentaSi parte direttamente dall’imbarcadero privato di fronte all’albergo, dove sono disponibili due tipiche barche di legno. Una volta rientrati, ci si rilassa nel corpo centrale della villa, che ha mantenuto antichi pavimenti di graniglia veneziana e camini. Le suite hanno letti a baldacchino e lampadari di Murano. Nella barchessa accanto alla villa, dove una volta venivano alloggiati i navigli, le camere e le suite sono meno solenni, ma hanno pur sempre soffitti a travi secenteschi. Il ristorante è affacciato sul campiello con giochi d’acqua e sul giardino d’inverno. Qui si gusta una cucina che sfrutta i prodotti del territorio, dalle schie, tipici gamberetti della laguna veneta, ai risotti con pesce o con verdure di stagione, dai bruscandoli (asparagi selvatici) alle castraure di Sant’Erasmo (piccoli carciofi senza spine). Quando se ne ha la disponibilità, vengono serviti anche piatti di pesce di fiume, dalle rane ai gamberi, accompagnati da polenta tenera. E al martedì, giorno di chiusura del ristorante, si va in quello della vicina Villa Margherita, nell’omonimo albergo, sempre della famiglia del Corso, a poche centinaia di metri. Una bomboniera arredata in stile francese con molti quadri e bronzi dorati.
Il Dese
A circa una mezz’ora da Villa Franceschi, prendendo la direzione Mogliano Veneto, poco fuori dal paese di Scorzè, il rumore dell’acqua fa da guida per l’hotel Antico Mulino. Appunto un mulino ristrutturato con 28 camere, confortevoli, ma arredate senza tanti fronzoli, affacciato direttamente sul fiume Dese. Si tratta di un corso d’acqua poco conosciuto per chi non è della zona, ma che sfocia direttamente nella laguna veneta ed è caratterizzato da tre mulini ancora in funzione. Per questo motivo è possibile navigarlo solo per poche centinaia di metri. In compenso lo si può costeggiare lungo percorsi in bicicletta o con i cavalli del vicino maneggio. In alcuni periodi dell’anno, fra la primavera e l’autunno, vi si pescano le rane e i pregiati gamberi d’acqua dolce. Che si possono gustare al ristorante Perbacco, uno dei punti di forza dell’hotel. È costituito da una sala dal soffitto a travoni con appesi vecchi paioli di rame e un tipico fogolar, che comunica con un’altra più grande e con la terrazza sul fiume ombreggiata da un pergolato. Il menu cambia ogni giorno, ma c’è sempre grande attenzione alle materie prime: dagli asparagi bianchi all’insalata di castraure, ai bruscandoli, ai risotti d’orzo mantecati. Protagonista di questo cucina locale è soprattutto il pesce. Così, fusilli al ragù di ombrina, gamberoni con sesamo al forno, carpacci di branzino e di pescatrice. Tra il pesce di fiume, i gamberi serviti con risotti e pasta fatta in casa, oppure alla catalana; poi, fritturina di paranza e di rane con polenta. Tra i servizi gratuiti, anche il prestito di biciclette e canne da pesca, e la navetta per il Golf Cà della Nave e per la stazione da cui si può raggiungere Venezia. Per far scorta di buone bottiglie si può andare a Trebaseleghe, da Balan, un produttore locale di Cabernet Franc, Sauvignon e del Grions, un vino elegante maturato in barrique.

Il Mincio
Il nastro d’acqua verde che scorre a un ritmo lento e incessante sembra entrare in ogni stanza: si vedono le increspature, se ne sente la voce. Per questo, Mattea Turco e Pietro Gandini l’hanno chiamato La finestra sul fiume. Il bed & breakfast è un vecchio mulino sul Mincio, da poco ristrutturato in stile country chic, nei pressi di Valeggio (Verona). Ha tre camere nella struttura principale con salotto comune e camino e una suite che è una delizia nella piccola dépendance. I mobili sono d’antan, come molti degli oggetti e degli arredi. Lo spazio, sebbene dotato di tutti i comfort, connessione wi-fi compresa, evoca un’atmosfera fuori dal tempo e dalla modernità. Chiuso su un lato dal fiume, e da quello opposto da alti canneti, l’albergo è attorniato da alberi e prati, sorvegliati dall’alto dall’antico borgo di Valeggio e dal ponte Visconteo di Borghetto, una diga fortificata nel 1393 da Gian Galeazzo Visconti. Una location assolutamente privilegiata, unica, dove il fiume sembra davvero una presenza viva. Tutto a pochi chilometri dalla distesa verde del Parco Sigurtà, una delle realtà botaniche e paesaggistiche più belle d’Europa, che si estende su circa 50 ettari di collina, tra prati, laghi, boschi. Ottimo punto di partenza per itinerari all’insegna della natura e dello sport, ma anche dell’arte, grazie a manieri e villaggi medievali dove il tempo sembra essersi fermato, come a Castellaro Lagusello.
Al Re del TortellinoLa valle del Mincio e la zona collinare che circondano Valeggio sono ideali per il fitwalking e per escursioni in bici; all’albergo si possono noleggiare biciclette e canoe e prenotare una lezione di golf in uno dei tanti campi a 18 buche nei dintorni. Per il pranzo, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Alla Borsa di Valeggio si assaggia la cucina più tipica: i tortellini burro e salvia, il filetto all’aceto balsamico e, come dessert, la bignolata alle creme. In alternativa, si può andare alla Dispensa di Castellaro Lagusello, dove vengono proposti piatti di pesce di fiume, diversi a seconda del periodo. Poco lontano, a Borghetto, è bello pranzare in un vecchio cascinale del Seicento, la Bottega Osteria Al Ponte: interni eleganti, tavoli apparecchiati con gusto e menu a base di pesce d’acqua dolce (speciale il luccio in salsa), o di carne (straordinario il brasato). Accanto, la bottega che da 130 anni propone pasta fatta in casa, salumi, dolci. Per lo shopping gastronomico, un altro indirizzo valido è Al Re del Tortellino, negozio storico di valeggio.

Il Tevere
Dormire lungo il fiume nella capitale? Lo si può fare nelle eleganti camere appena inaugurate di Villa Laetitia, dimora di charme ricavata in una villa progettata nel 1911 con spiccati accenti scenografici e monumentali e oggi di proprietà di Anna Fendi Venturini, una delle mitiche sorelle che hanno reso famoso nel mondo il logo della doppia F. Solo 15 suite, o meglio mini appartamenti, perfettamente recuperati e restaurati, ognuno diverso dall’altro e tutti con una terrazza baciata dal sole. Arte contemporanea, mobili di famiglia, arredi di recupero, pezzi di design e mattonelle in graniglia comprate in tutto il mondo da Anna Fendi e utilizzate nei pavimenti, nell’effetto boiserie di alcune camere, nelle cornici, nei tavoli e persino nelle decorazioni. Il fiume è lì, di fronte all’ingresso sul lungotevere, dove svettano le due cariatidi che sorreggono la conchiglia sul portone. Più a sud, nella zona verdeggiante di Orte (Viterbo), tra ulivi e boschi, si staglia la Locanda della Chiocciola. Poco distante si snoda il nastro biondo del Tevere, sia pure tra autostrada e ferrovia. Per arrivare al fiume bisogna fare una breve passeggiata durante la quale, sotto un pontile, si intravedono i resti – piuttosto maltenuti – di un antico porto romano. La locanda è stata ricavata in un casale del Quattrocento, ristrutturato, dove trovano posto otto camere, alcune con letto a baldacchino e arredate con mobili d’epoca. Particolarmente piacevole la stanza Ciclamino, nella dépendance, con un suo giardinetto privato. Curato il ristorante interno, il cui menu non contempla pesce, ma in compenso offre specialità regionali come i salumi, i formaggi di pecora e capra con mostarda di frutta fatta in casa; o come gli strascinati – una pasta a base di acqua, farina e strutto – conditi con pomodoro ed erbette. La locanda è frequentata tutto l’anno, soprattutto da una clientela di viaggiatori che volendo visitare il Lazio, la Toscana e l’Umbria scelgono questo luogo a cavallo fra le tre regioni, strategico per escursioni artistico-culturali.
Da "Il Corriere della Sera"

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